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martedì 11 maggio 2010

L’INCIVILTA’ DELL’AUTOMOBILE

L’automobile, questo oggetto del desiderio, croce e delizia della quasi totalità di noi italiani, oggi nell’anno di grazia ( si fa per dire ) 2010, terzo millennio, rappresenta uno degli elementi della tremenda crisi globale che ci assilla di giorno in giorno.
L’automobile, questo involucro metallico su quattro ruote, dalle forme sempre più accattivanti, dagli interni sempre più sofisticati e confortevoli, dalle prestazioni sempre più fantastiche, dotata dei gadget più intriganti, dal cambio automatico con leve al volante per fare di ognuno di noi un Fernando Alonso, al navigatore satellitare, e non solo nelle Ferrari, nelle Porsche, nelle BMW, ma perfino nelle microscopiche Smart, si sta rivoltando contro di noi.
Le statistiche più recenti ci dicono che su cento italiani, neonati e vecchi compresi, sessanta possiedono un’automobile. L’Italia è uno dei principali consumatori mondiali di carburante. 40 milioni di tonnellate, di cui più della metà è per il settore dei trasporti.
Il quotidiano inglese “The Economist”, poco tempo fa ipotizzava che in pochi anni potremmo arrivare a 3 miliardi di auto circolanti. E’ evidente che l’impatto ambientale sotto forma di inquinamento atmosferico, acustico e visivo, oltre che al consumo di territorio per la costruzione di strade e l’occupazione di spazio per parcheggiare un tale numero di veicoli, sarebbe impensabile.
Ma l’assurdità è che statisticamente l’uso medio in Italia, in termini di spostamenti giornalieri è di 3,1 per una durata di circa 21 minuti. Per il resto del tempo le auto restano ferme, parcheggiate durante le ore di lavoro, parcheggiate in garage, nel giardino di casa, parcheggiate in strada, di giorno, di notte. Parcheggiate dovunque, modificando pesantemente l’aspetto urbano.
Il sistema è saturo in tutto il mondo. Così com’è comincia a non funzionare più. In futuro le grandi industrie automobilistiche mondiali, come da piccole iniziative di alcune, dovranno riconvertire la produzione focalizzandola, ad esempio, su veicoli per il trasporto pubblico mossi da energie alternative pulite. Andrà completamente rivista la pianificazione del territorio, ma questa volta con una forte, auspicabile volontà politica, che scoraggi il trasporto privato, rivedendo i rapporti distanziali tra abitazioni, luoghi di lavoro, centri commerciali , luoghi per il tempo libero, ecc.
Ma questo si spera sia il futuro che vedranno i nostri figli.
Oggi, riaprendo gli occhi sulla realtà del microcosmo in cui viviamo, abbiamo la triste riprova che quanto detto finora, con le dovute proporzioni, è una triste realtà.
Il nostro meraviglioso microcosmo si chiama Positano e malgrado noi uomini si faccia di tutto per attentare a questa meraviglia, l’anima di questo luogo con l’indebolirsi della sua bellezza ci chiede aiuto, ogni giorno di più. Ma in molti non lo hanno capito, o non vogliono capirlo.
E’ piuttosto evidente che la sorte del futuro di Positano si giocherà intorno a due problemi: la viabilità e l’urbanistica. L’atteggiamento politico, concettuale e tecnico che si terrà rispetto a tali tematiche, farà si che questo paese possa essere considerato degno della sua bellezza naturale e adeguato ai tempi in maniera lungimirante o inesorabilmente fermo e avvitato sui miopi, gretti interessi di una ristretta oligarchia che in dispregio della bellezza dei luoghi e della dignità dei propri concittadini, non ha recepito quella tacita richiesta di aiuto.
Viabilità e Urbanistica, due semplici parole dietro le quali sono sottesi molti concetti che si intersecano tra di loro.
Viabilità significa trasporto privato, trasporto pubblico e trasporto commerciale che a loro volta significano, impatto visivo, inquinamento ambientale ed acustico, intralcio e fastidio alla pedonalizzazione, parcheggi.
Urbanistica significa pianificazione , progettazione strutturale e funzionale del territorio allo scopo di realizzare le migliori condizioni di vita dei cittadini e delle attività produttive.
Due problematiche non da poco in un paese che vive esclusivamente di un turismo internazionale attirato dalla fama di una bellezza (in lento degrado) che chiede aiuto ai suoi cittadini ai quali ha dato tanto.
Da tutto ciò risulta difficile capire perché, come sembra, si sia deciso di programmare per Positano la permanenza nell’era dell’ “Inciviltà della macchina”, mettendo da parte il progetto per la realizzazione dei parcheggi che avrebbe certamente dato quella risposta in termini di immagine e di qualità della vita che i cittadini, il turismo ed il paese tutto avrebbero meritato.
Tuttavia una parte del paese che abbia raccolto la tacita richiesta di aiuto da parte della bellezza che l’ha sempre circondata c’è . Questa parte vuole ancora credere che i piccoli oligarchi, prima o poi capiscano quanto male stanno arrecando al proprio paese frenandone il progresso in nome del proprio tornaconto e comincino a ragionare, con il cervello e non con la pancia.
Ma se questo non dovesse avvenire, passata questa nottata, il paese si ritroverà a fare i conti con un mondo che nel frattempo sarà andato avanti. E recuperare è cosa sempre più difficile.

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